La China National Petroleum Corporation, una delle più grandi compagnie petrolifere cinesi, ha iniziato i lavori di perforazione per una trivellazione che dovrebbe raggiungere la profondità di 11.100 metri nel bacino idrografico del Tarim, nella Cina occidentale.
Secondo il governo questa perforazione dovrebbe avere un duplice scopo scientifico ed economico: sarebbe infatti un’ottima opportunità per avere nuove informazioni sul periodo Cretaceo, cioè tra 66 e 145 milioni di anni fa.
Per questo progetto verrà utilizzata una piattaforma di perforazione automatica su misura alta 82 metri e dal peso che supera le 2.000 tonnellate. Lo scavo, tuttavia, sarà tutt’altro che facile, a causa degli elevatissimi fattori di calore e pressione atmosferica dovuti dalla profondità che si punta a raggiungere.
Secondo Yigang Xu, dell’Accademia cinese delle scienze, questa perforazione è necessaria anche per ridurre la dipendenza di fonti estere per quanto riguarda le materie prime per l’approvvigionamento energetico del Paese.
Di questa opinione è anche, da tempo, Xi Jinping, il Presidente della Cina: il leader politico, infatti, aveva definito la “Terra Profonda” uno dei quattro punti cardine per la comunità scientifica cinese.
A sbalordire, oltre alla profondità, è anche la velocità con cui verrebbe eseguito il lavoro: si parla di soli 457 giorni, un record assoluto se si pensa che per scavare pozzi meno profondi sono serviti decenni.
C’è però anche chi, di fronte ad un’opera come questa, storce il naso: Edward Sobel, dell’Università tedesca di Potsdam, afferma che “Assomiglia più a un progetto di trivellazione petrolifera industriale che a un progetto di trivellazione scientifica”.
Poi spiega che solitamente le trivellazioni scientifiche si eseguono in territori puliti, privi dell’influenza di petrolio e gas, mentre il bacino del Tarim si trova in un’area dove sono presenti già 49 pozzi petroliferi.
Insomma, non il posto più “pulito” del mondo per eseguire carotaggi di natura scientifica.