È probabilmente legata all’elevato rischio minerario che comporta, la ragione del suo incerto decollo nel nostro Paese. La geotermia trova il proprio tallone d’Achille nella perforazione dei pozzi, che può richiedere oltre il 50% dell’investimento complessivo. Eppure il tormento della sostenibilità rimane, perché le risorse geotermiche teoricamente accessibili entro i 5 km di profondità potrebbero soddisfare il quintuplo dell’intero fabbisogno energetico italiano. Ma il progetto DeepU potrà cambiare davvero la tendenza, con l’accesso a risorse geotermiche profonde attraverso l’impiego di tecnologie di perforazione all’avanguardia.
Finanziato con circa 3 milioni di euro dalla Commissione Ue nell’ambito di Horizon Europe e lanciato lo scorso anno dall’Università di Padova – in collaborazione con Prevent, Fraunhofer Iapt, GeoServ, Red e Cnr-Igg – il progetto DeepU si propone una metodologia di perforazione che arriva a ottenere scambiatori di calore geotermici profondi, maggiori di 4 km, a forma di U. La realizzazione avviene tramite un metodo di perforazione a propulsione laser, combinata a un flusso gassoso criogenico per il raffreddamento della testa di perforazione. I costi di perforazione del pozzo risulteranno ridotti grazie alla maggiore velocità di trivellazione e alla ridotta necessità di rivestimento, dato che – qualora si ottenesse la vetrificazione delle pareti del foro – i sistemi risulteranno fisicamente isolati dalle rocce circostanti e pronti per essere messi in produzione subito dopo la perforazione.
Il gas criogenico più adatto è stato selezionato, e sono adesso in fase di sviluppo nuovi concetti per la progettazione delle aste e della piattaforma di perforazione. Per eseguire i primi esperimenti di laboratorio con l’innovativa e leggera testa di perforazione laser combinata al flusso di gas, è stato allestito un container dotato di dispositivi di monitoraggio. In un test preliminare di perforazione, una testa di perforazione laser in titanio stampata in 3D ha creato fori precisi e simmetrici in campioni di granito, calcare e arenaria. Inoltre, sono state raggiunte velocità di penetrazione costanti fino a 20 m/ora, con un apporto energetico relativamente basso e senza l’usura dei componenti quale quella normalmente associata ai metodi di perforazione a innesto meccanico.