Un intervento che rappresenta la summa tecnologica e la sintesi definitiva di una grande storia italiana nella costruzione di ponti. Riguarda il Ponte Vecchio di Bassano, noto anche come Ponte degli Alpini, uno dei rari esempi nazionali di ponte in legno completamente coperto. Si tratta di un autentico monumento per la cittadina veneta, un simbolo della rinascita italiana dopo i conflitti mondiali che colpirono duramente queste zone nel secolo scorso. La sua recente ristrutturazione ha costituito una sfida ambiziosa e unica, nel campo delle fondazioni speciali per infrastrutture storiche. Una sfida dove imprese, operatori e macchine al lavoro – in particolare la perforatrice MC 22 della gamma Comacchio, impegnata nell’insediamento di micropali con tecnologia a rotopercussione – hanno costituito un connubio perfetto di maestria, conoscenza e sensibile sapienza di intervento in un contesto ambientale difficile e complesso.
I recenti interventi di recupero sono stati assegnati dal 2018 all’impresa Inco di Pergine Valsugana (TN), attiva soprattutto nel settore delle opere pubbliche di edilizia civile, industriale e stradale. L’esecuzione delle opere di fondazione è stata affidata dalla stessa Inco a un’altra impresa trentina, la Micron di Castel Ivano, specializzata nelle realizzazione di fondazioni e consolidamenti. Nella prima finestra (da dicembre 2018 ad aprile 2019) gli interventi si sono concentrati sulle stilate della riva est del fiume (stilate 1 e 2).
Una delle maggiori sfide poste dal progetto era la realizzazione di opere provvisionali in grado di recuperare la deformazione del ponte, riportando l’impalcato alla quota originaria, e di assorbire e trasferire adeguatamente il carico gravante sulle stilate nel corso degli interventi di consolidamento delle fondazioni del ponte. Sebbene il progetto originale prevedesse a tale scopo la realizzazione di una sorta di ponte di Bailey che avrebbe sostenuto la struttura dall’alto, i tecnici Inco hanno proposto una variante che permetteva il sollevamento della struttura dal basso, grazie a un sistema d’appoggio in metallo (cosiddetto “castello di sollevamento”) azionato da martinetti idraulici. Dopo aver posizionato la struttura metallica al di sotto del ponte, l’operazione di sollevamento (differenziata per le due stilate) è stata realizzata utilizzando 12 martinetti idraulici “comandati” da una centralina elettronica, in grado di eseguire sollevamenti ben definiti in step successivi di pochi millimetri. Per sostenere i tralicci metallici sui quali appoggiavano i martinetti utilizzati per sollevare e sostenere la parte superiore del ponte alla quota originaria, la squadra di operatori specializzati della Micron ha provveduto all’installazione di una serie micropali del diametro di 250 mm ad una profondità di 8 m.
Grazie ai castelli di sostegno dell’impalcato, le due stilate sottostanti sono state completamente rimosse, consentendo l’esecuzione delle opere di fondazione per le travi di soglia e l’installazione dei 50 micropali previsti per il consolidamento dei rostri. Queste parti esterne delle stilate avevano di fatto mantenuto nel corso dei secoli lo schema statico originale, basato su dei pali di fondazione in legno che emergono a scalare dal fiume, dando diretto sostegno alla trave inclinata spartiacque. Questo schema è stato superato con l’inserimento di micropali in calcestruzzo armato incamiciati nel tratto superiore con tubo in acciaio inox.
I micropali, del diametro di 250 mm, con armatura tubolare da 168,3 x 10 mm per una lunghezza di 8 m sono stati eseguiti con una macchina Comacchio MC 22, utilizzando una tecnologia a rotopercussione con martello fondo foro.
(Tutti i dettagli del progetto sul prossimo numero di Perforare).