Ha riaperto, il 14 giugno scorso a Firenze, il Lungarno Diaz, al centro dei complessi interventi di consolidamento dopo il crollo del novembre 2019. Paratie d’acciaio hanno messo in sicurezza la voragine mentre le iniezioni di calcestruzzo hanno corroborato le fondazioni della cavità subacquea in modo da impedire il risucchio di terreno da parte della corrente del fiume. Ora nell’Arno è presente una barriera solida e a prova di cedimento, frutto di lavorazioni straordinarie, sondaggi e perforazioni impegnative.
Il crollo sul Lungarno Diaz avvenne a novembre ma per i sondaggi in profondità e le perforazioni si è dovuto così attendere il periodo primaverile. “Ora possiamo dire che la situazione è in totale sicurezza, la voragine è stata blindata e la grotta consolidata”, commentano con soddisfazione dall’Assessorato ai Lavori Pubblici della Regione Toscana. Con un importo complessivo di circa tre milioni di euro finanziati dalla Protezione civile, nell’ambito degli interventi di somma urgenza per danni causati dal maltempo, la Regione Toscana ha potuto eseguire tutti gli interventi necessari concordati con il tavolo tecnico che si è aperto immediatamente dopo l’evento e che ha visto coinvolti oltre la Ragione, Comune di Firenze, Soprintendenza, Università di Firenze, Autorità di distretto dell’Appennino settentrionale, Publiacqua e altri enti gestori. Dopo i primi saggi esplorativi, è stato deciso di intervenire immediatamente sulla buca che è stata è allargata, risagomata e blindata con le paratie d’acciaio alte 8 metri.
Le analisi hanno portato alla scoperta di una vera e propria una grotta sotto il livello dell’acqua responsabile probabilmente di avere creato un effetto risucchio di terreno da parte della corrente del fiume che avrebbe in qualche modo scalzato la fondazione del muro di sponda. Per analizzare questa cavità lunga 10 metri, profonda 6 e larga 3 ci è voluto non solo tempo, ma anche era necessario trovare il periodo adatto per farlo. D’inverno, col maltempo certe indagini non si possono fare. E così gli uomini del Genio civile hanno dovuto aspettare la primavera e il livello di fiume adeguato per compiere le trivellazioni (7 in tutto) per capire il tipo di terreno e le dimensioni della grotta subacquea e intervenire con iniezioni di cemento per consolidarla ; Poi ci sono state le perforazioni (8), i vari scavi esplorativi accompagnati da monitoraggi continui delle strutture e degli edifici del lungarno.
Successivamente è stato ripulito e e disostruito il Canale Chiesi per una lunghezza complessiva di 100 metri, mediante l’utilizzo di speciali escavatori ad aspirazione e utilizzo di mezzi meccanici speciali. Fra gli interventi più importanti e complessi la realizzazione a 7 metri di profondità dentro l’alveo del fiume di una pista di protezione larga 13 metri e del rilevato di protezione del piede del muro di sponda con sedimenti fluviali (1.200 metri cubi) e scogliera in massi ciclopici da cava per (4.000 metri cubi). E’ stato poi realizzato un diaframma a quasi 2.000 metri di profondità con barre d’acciaio iniettate di calcestruzzo nel tratto tra il Ponte alle Grazie e le scalette, per una lunghezza di circa 80 metri; c’è stata la riprofilatura della sezione emersa del rilevato messo in opera a protezione al piede dei muri a fiume, tra il Ponte alle Grazie e il termine della rampa dei canottieri, con recupero banchina porticciolo in corrispondenza delle scalette e rampa; e la predisposizione di pista di servizio larga in sommità 6 metri per una lunghezza complessiva di 150 metri.