sabato, Luglio 12, 2025

Terzo Valico: riprendono gli scavi in sotterranea

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Riprendono le attività di scavo lungo il tracciato del Terzo Valico dei Giovi, uno dei più complessi progetti infrastrutturali attualmente in corso nel panorama nazionale. Dopo una lunga sospensione, i lavori nella finestra Vallemme sono ripartiti grazie all’implementazione di un sistema tecnologico mutuato dall’industria petrolifera, sviluppato specificamente per il contenimento del grisù – una miscela esplosiva di metano e altri idrocarburi rilevata nei livelli rocciosi attraversati dalla futura linea ferroviaria.

A rendere possibile il riavvio è stato un articolato protocollo di perforazione e ventilazione, messo a punto dal consorzio Cociv – che comprende le imprese Webuild, Ghella, Impresa Pizzarotti e Rocksoil – con il coordinamento di RFI, Italferr e la struttura commissariale. Il metodo prevede una fase preventiva di sfiato forzato attraverso dodici perforazioni parallele alla fronte di scavo, ciascuna equipaggiata con valvole di sicurezza (preventer) in grado di intercettare e isolare il gas. I materiali fangosi e i vapori vengono separati e aspirati tramite doppie condotte, convogliati verso l’esterno della galleria da un sistema di aerazione potenziato, mentre la volta stessa della galleria agisce da camino controllato. Successivamente, si procede allo scavo vero e proprio, avanzando con microcariche per segmenti di tre metri, in un ciclo continuo che garantisce monitoraggio e contenimento dei rischi.

Uno dei preventer in azione sul fronte di scavo. – Fonte: Il Secolo XIX

Parallelamente, sul fronte opposto del tracciato – nell’area di Radimero, presso Arquata – sono in corso le operazioni di recupero di due TBM rimaste bloccate a causa della forte pressione tettonica. Per liberare le macchine, una delle quali è già stata rimossa, si è resa necessaria la realizzazione di una caverna sotterranea. Contestualmente, sono state installate nuove centine rinforzate con passo di 80 cm, in sostituzione di quelle precedenti, deformate dalla spinta della faglia.

Ulteriore elemento tecnico di rilievo è la gestione dei materiali contaminati da fibre di amianto provenienti dagli scavi. Le rocce amiantifere, pari a circa 350.000 tonnellate, sono state conferite in Germania, unico Paese in grado di garantire la messa in sicurezza e il trattamento secondo le normative europee vigenti. Il trasporto è avvenuto via ferrovia, a più riprese, in ragione dei volumi considerevoli accumulati – equivalenti al carico di due navi da crociera.

Lo smarino dell’amianto scoperto nel 2014

Secondo quanto dichiarato dalla direzione lavori, l’obiettivo è quello di riattivare entro agosto tutti i dodici fronti di scavo distribuiti lungo il tracciato, compresi i segmenti tra Vallemme e Castagnola, dove restano da completare circa 180 metri sulla canna pari e 500 sulla dispari, e tra Castagnola e Cravasco, con poco più di un chilometro residuo su ciascuna galleria.

Le soluzioni adottate per il trattamento del grisù e la stabilizzazione dei tunnel in aree ad alta criticità geologica rappresentano un unicum nel settore ferroviario europeo e potrebbero essere oggetto di pubblicazioni tecniche internazionali. L’obiettivo è condividere un modello replicabile per interventi infrastrutturali in contesti ad alta complessità litostratigrafica e geodinamica.

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