Inaccettabile e sempre più assurdo, il fenomeno tragico delle morti in cantiere. Ieri, a Roma, un operaio di 60 anni è rimasto schiacciato da una perforatrice mentre la macchina – sulla base delle prime ipotesi – stava per essere scaricata dal veicolo di trasporto con l’ausilio di una gru. L’oscillazione della perforatrice, agganciata a una fune, avrebbe schiacciato l’uomo contro una parete dell’edificio – un palazzo di via Ludovisi, in pieno centro cittadini, a pochi metri da via Vittorio Veneto.
L’assessore alla scuola, formazione e lavoro di Roma capitale, Claudia Pratelli, ha sottolineato la “perdita insopportabile di una vita sul luogo di lavoro. Su questo fronte, tutte le istituzioni devono essere ingaggiate e impegnate senza sosta per promuovere formazione e controlli per creare una cultura del lavoro sicuro a tutti i livelli”.
Nei primi otto mesi di quest’anno sono 383.242 le denunce di incidenti sul lavoro pervenute all’Inail; 657 di questi si sono rivelati mortali. Dati che non tengono conto degli incidenti che interessano gli oltre due milioni di lavoratori non assicurati con l’Inail e pertanto non inclusi in queste statistiche. Inoltre, gli stessi dati non rilevano tutti gli infortuni e le malattie professionali che si verificano ai danni di lavoratori irregolari, fenomeni che raramente vengono denunciati. L’appello duro e reiterato del presidente Mattarella (“L’aumento delle morti sul lavoro a cui assistiamo è intollerabile”), ribadito lo scorso 8 ottobre, in occasione della Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro è una conferma del fatto che “serve un’urgente e rigorosa ricognizione delle condizioni di sicurezza in cui operano i lavoratori” perché morire sul lavoro è “uno scandalo inaccettabile per un paese civile e un fardello per le nostre coscienze, soprattutto se deriva dal mancato rispetto delle norme”.
La mancanza di formazione e del rispetto delle regole (anche le più elementari) che riguardano la sicurezza dei lavoratori – spesso per assurde motivazioni legate all’abbattimento delle tempistiche di intervento o all’elusione, “per comodità”, dell’impiego di DPI e di procedure corrette – continuano a portare alla morte. Nei cantieri, la strada sul fronte della legalità e della cultura del lavoro è ancora lunga e non aiutano a superare questo ritardo – lo abbiamo ribadito senza timore di polemiche – l’arretratezza tecnica e formativa di troppe piccole e medie imprese, inadeguate se non improvvisate, spinte sulla strada della speculazione economica da provvedimenti del passato (come il famigerato bonus 110%) che hanno favorito il proliferare di aziende prive di requisiti professionali e l’incremento di incidenti mortali.